AL DI LÀ DEL BUIO // L’OLTRE DI KATIA CARUSO

AL DI LÀ DEL BUIO // L’OLTRE DI KATIA CARUSO

Al di là del buio

Così da sola…
Affogata nel fango
dell’impietosa prepotenza.

Cerco bianche nuvole
e gli angeli sconvolti
da questo mondo crudele.

Così da sola…
Tra strana gente,
muta e sorda nell’anima.

Quante ombre per strada –
La gioia è negata,
la pace è solo una chimera.

Non più da sola…

Un giorno le mie ali
si apriranno nel cielo
di un sogno divenuto realtà.

14.06.2021 Katia Caruso

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AL DI LÀ DEL BUIO // L’OLTRE DI KATIA CARUSO

Al di là del buio è un testo lirico intessuto di pensieri sulla mancanza di comprensione in un mondo senza armonia e pace, un mondo nel quale l’ “impietosa prepotenza” e l’arrogante cinismo chiude ogni possibilità di dialogo. Si tratta di una misera ed egoistica realtà umana che finisce per isolare e abbandonare i più deboli, coloro che vedono imbrattata e “Affogata nel fango” la loro anima, senza una ragione, quasi che un tremendo destino si diverta ad offendere le povere creature che vanno ingenuamente per i sentieri della vita. La voce della poetessa risuona imperiosa e forte contro i soprusi e la malvagità che trascinano nel vortice dell’insensatezza. È una voce poetica che si guarda allo specchio e si vede “Così da sola” a dover inoltrarsi nei  ripidi sentieri di una realtà che stringe il respiro da ogni parte, trapassando la vittima innocente, gli indifesi, quegli “angeli sconvolti da questo mondo crudele”.

Di forte potenza evocativa è la seconda strofa che accende altre considerazioni in chi legge. Così l’immaginazione del poeta e la riflessione del lettore si ritrovano nello specchio di un cielo di “bianche nuvole”. Si tratta di una dimensione altra e salvifica nella quale diventa possibile liberare sogni e speranze, i più sereni pensieri, quegli “angeli sconvolti”, confusi, storditi, martoriati da una storia che follemente corre senza prestare attenzione e cura a chi scivola e cerca aiuto. Sotto la lente di ingrandimento della poetessa è quella “strana gente” che non dialoga né comprende, gente “muta e sorda” che vive con indifferenza la vita, lasciando che le ore si disperdano nell’impoverimento dell’anima.

Ma lo snodo poetico si carica di intensità nell’inciso “Quante ombre per strada”: è in questo luogo poetico che emerge tutto il dolore e la sofferenza della poetessa che cammina per strade dove gli uomini sembrano fantasmi, fotocopie stropicciate, brandelli di carta ravvolti nella stretta di mani crudeli. Ed sempre in questo verso che Katia Caruso svela il suo profondo dispiacere nel constatare che la “pace è solo una chimera”. E non si tratta di una “pace” tra persone che litigano, ma di una pace interiore, psicologica e morale, si tratta di un’armonia in quanto perfezione e ricerca dell’Assoluto che si rappresenta e definisce nell’essenza stessa di Dio. Eppure, la presa d’atto di questa disarticolazione dell’esistenza, la constatazione di un’indifferenza dilagante non stordisce il cuore della poetessa che anzi sussulta e vibra, al punto da poter affermare e rimarcare con tutta la forza della sua volontà “non più da sola”.

E si faccia attenzione perché questo inciso dice e racconta tutta la sensibilità e la disponibilità della poetessa che non vuole rimanere nella sua solitudine e che, anzi intende stringere in un commovente e pietoso abbraccio tutte quelle anime e gli angeli incompresi e maltrattati. La conseguente chiusura lirica si evolve in un crescendo di partecipazione empatica laddove Katia Caruso, con tono perentorio, sembra quasi rimarcare le sue scelte in un grido che afferma e declama la verità del suo “sogno” di “pace”, quella pace armonica nella quale le sue “ali si apriranno nel cielo”, nella universale comprensione del senso stesso dell’esistenza che è il vivere insieme, nella più genuina partecipazione e comunione di valori e sentimenti.

Articolo critico a cura della professoressa Cinzia de Rosis

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