FREDDA CERA // EPIFANIE DI MARTA LEONIELLO

FREDDA CERA // EPIFANIE DI MARTA LEONIELLO

FREDDA CERA

Velocemente si muovono le ombre sui viali.
Nuvole bianche il tempo fa sparire
nella pioggia che trascina il fiore massacrato.

Nella gelida notte pallide si alzano le vele
e affondano i ricordi nel vuoto d’eco
sulle rive sommerse da cuori morenti.

Ripiegano le pie candele nella fredda cera –
Le labbra raggelano alle fisse pose
dei cuori impietriti dall’impassibile silenzio.

Smarrite nel vuoto della dilagante piena
le ore inceneriscono foglie bruciate
sul mantello di petali travolti dal vento.

Cattedrali polverizzate nella vastità bruciata
ora evaporano nel lontano crepuscolo
mentre si ferma il respiro in un mare di lacrime.

Marta Leoniello

FREDDA CERA // EPIFANIE DI MARTA LEONIELLO

Paesaggio di una tristezza unica laddove le “ombre”, come riflesso di un cielo tempestoso si distendono come un nero mantello sui sentieri. Sono ombre che precedono una lunga “pioggia”, tanto lunga che, mentre da una parte “trascina via il fiore massacrato” in un impetuoso torrente d’acqua, dall’altra consuma le stesse nuvole fino a farle “sparire”.

Quello che rimane dopo tanto diluviare è lo scenario di una “gelida notte” nella quale uno spaventoso silenzio, il “vuoto d’eco”, dilaga “sulle rive”, sugli argini di quel torrente precedentemente straripato e che ora riaffiora dalle acque, riflettendo immagini di sentimenti perduti, franate illusioni di “cuori morenti”.

La voce poetica ha un sussulto epifanico tanto che percepisce una imminente fine nel fluire del tempo, “Ripiegano le pie candele nella fredda cera”. Così, ogni speranza sembra sciogliersi nella fiamma del dolore che tutto incenerisce e consuma, finché quello che resta è solo un gelo imperturbabile che sbriciola definitivamente i “cuori impietriti dall’impassibile silenzio”.

Lo squallore di questa realtà osservata si approfondisce nell’immagine delle “foglie bruciate sul mantello di petali travolti dal vento”: si noti la doppia tragicità di questa enormità di “foglie bruciate”, le speranze, che si affastellano sulle polveri del fiori strappati, dei sogni infranti da una imprevedibile e implacabile tempesta.

La chiusa finale di tanta pena si risolve in un ultimo doloroso sguardo alle “Cattedrali”, alle speranze e ai sogni sbriciolati che per sempre si perdono “nel lontano crepuscolo mentre si ferma il respiro in un mare di lacrime”.

Articolo critico a cura della Redazione

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