KATIA CARUSO IN CERCHIO DI LUNA // TENSIONI METAFISICHE

KATIA CARUSO IN CERCHIO DI LUNA // TENSIONI METAFISICHE

KATIA CARUSO IN CERCHIO DI LUNA

Dalle ombre, o luna,
tu sorgi
concedendo sorrisi.

Il tuo viso si accende
dell’infinito
e ne fai dono al mondo.

Tu sei divino scudo
ai neri sassi
lanciati contro la terra.

Nella vasta quiete
le tue mani
i sinistri nodi sciolgono.

Dell’eterno universo
alle tue spalle
sei il lucido specchio,

l’ignota singolarità,
che il nulla
mai potrà sconsacrare.

In Te, il mio occhio
conclude
il suo anonimo viaggio.

03.07.2021 Katia Caruso

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KATIA CARUSO IN CERCHIO DI LUNA // TENSIONI METAFISICHE

Nei versi di “CERCHIO DI LUNA” Katia Caruso ha concentrato tutta la sua carica emotiva e razionale: le parole velano il trasalimento di un cuore che sorge come la luna. Dichiarativi, in tal senso, i versi d’apertura “Dalle ombre, o luna, tu sorgi concedendo sorrisi”. Si tratta di una luna che si leva “concedendo sorrisi”, irradiando tutta la sua luce perché intorno vengano illuminate le strade piene di “ombre”. Sono “ombre” che avvolgono strade scoscese ed irte, strade impervie e polverose, strade sdrucciole sulle quali è difficile trovare un equilibrio psicofisico, tale da consentire di procedere, nella lunga e faticosa marcia della vita, con sicurezza e appoggi certi.

Eppure, per Katia Caruso quel “cerchio di luna” è lì e dispensa “sorrisi”. La poetessa sembra agitare le sue mani come per salutare, come per farsi raggiungere dalla luce di luna e per afferrarla. Ma forse, con la luna si identifica e, con mani da equilibrista, regge le estremità di un’asta, su una corda tesa, come a cercare il modo per espandere il suo stesso “cerchio di luna”.

Nella luce di “luna”, in se stessa, Katia Caruso trova “sorrisi”, le motivazioni per fuggire le “ombre”, le oscure atmosfere che nascondono abissi e recessi profondi. Quei “sorrisi” smuovono la terra, una terra di aspre e aride “ombre”, una terra dove i fiori non trovano freschi rivoli d’acqua, ma deserto.

In quelle “ombre”, tutto il mondo visibile sembra essersi inaridito, l’aria è come rarefatta. Ma Katia Caruso sa che qualcosa può cambiare e, con marcato entusiasmo, ancora ripone la sua fiducia nella luna – “Il tuo viso si accende dell’infinito e ne fai dono al mondo”.

Si tratta di un mondo abbandonato alle “ombre”, un mondo che non riflette le sue tinte, né possiede fonti di luce o di calore per le foglie degli alberi che attendono proprio quei “sorrisi” di luna per aprirsi a un nuovo respiro di vita.

Dunque, il “Cerchio di luna” è “divino scudo ai neri sassi lanciati contro la terra”: le vie perdute, le possibilità mancate, ciò che poteva essere ma non è stato, sono conseguenza di una causa oscura, i “neri sassi” che si insinuano e bloccano come una sorta di pesante zavorra, quasi una palla di piombo fissata al piede e che impedisce il cammino.

Volendo proteggersi da ogni minaccia, l’io poetico respinge i “neri sassi” e afferma – “Nella vasta quiete le tue mani i sinistri nodi sciolgono”. Ecco il movimento ritmato e ripetuto delle dita che spingono per smuovere i “neri sassi”, per slacciare “i sinistri nodi” che si avvinghiano come morse, impedendo ogni ulteriore passo.

Non è un caso che Katia Caruso abbia parlato di “neri sassi” e di “sinistri nodi”. Suo è l’intento di evidenziare quanto orribile sia lo scenario delle “ombre” nelle quali i “sassi”  privi di colori coprono immense distese senza gioia. I “neri sassi” negano alla terra di essere percorsa da piedi gioiosi, dai passi leggeri e festosi di chi, su verdi prati, vorrebbe andare come saltando dietro un aquilone, innalzato nelle luci ridenti d’un sole estivo.

Le “ombre”, i “neri sassi”, i “sinistri nodi” sono  simbolo dell’assenza, assenza d’acqua e d’aria, mancanza di respiro e degli elementi costitutivi della natura che danno possibilità al corpo di vivere, consentendo alla mente di proiettarsi in un immaginario che salva e spinge i sogni verso orizzonti azzurro-rosa.

In questo scenario terreno, tra i “sinistri nodi” dell’umanità, Katia Caruso scopre e libera colori spariti, colori che erano stati risucchiati dalle profondità di un mondo buio e silenzioso, dove finanche le forme perdono consistenza.

In questo tempo storico distorto e relativizzato, dove tutto ruota vorticosamente, l’unica alternativa a tale vertiginosa caduta è “il lucido specchio” della luna che protende la sua luce, offrendo un appiglio cui afferrarsi per sottrarre l’anima e il corpo alla spirale dell’inconsistenza.

La luna che fa da “lucido specchio”  “all’eterno universo” porta conforto e sollievo all’io poetico che ha ormai svelato la necessità di abbandonarsi al sogno della luna, così da porre fine a tanta disarmonia provocata dalle “ombre”, dai “neri sassi”, dai “sinistri nodi”.

La luna è “l’ignota singolarità, che il nulla mai potrà sconsacrare”, l’estremo parametro e paradigma cui far riferimento, per sottrarsi al vuoto che affossa tra granelli di sabbie morte.

Alle “ombre”,  ai “sassi”, ai “sinistri nodi” che assorbono lentamente risucchiando nelle ‘sabbie mobili’, Katia Caruso reagisce e affida alla luna – che è la sua stessa coscienza – ogni pensiero felice e una nuova aspettativa di vita: “In Te, il mio occhio conclude il suo anonimo viaggio”.

Si tratta di un “viaggio” nel mistero della luna e dell’universo, un “viaggio” immaginifico verso una nuova terra, un’isola felice dove le sue mani, che stringono gli ultimi granelli di vita, possono spargere i semi per nuove piante che saranno madri di altre foglie, giovani idee e sentimenti diversi.

Si faccia attenzione all’aggettivo “anonimo” che non rappresenta già una distanza dal conosciuto, ma una rivalutazione di quella dignità dell’essere che la realtà delle “ombre” (il tempo e le circostanze) ha deviato e manipolato, fuorviando e distorcendo ogni parametro di veridicità.

Katia Caruso spinge il suo “occhio” alla luna, si addentra nei misteri del cosmo, perché sente che tutto può ricominciare. Da questa terra dove tutto tace si allontana, terra desolata e senza fiori, terra che dorme e che ha bisogno di nuove forze e di nuove aspirazioni per rifiorire ancora.

Ecco allora che Katia Caruso sposta l’attenzione su una tematica fino ad  ora sapientemente velata nel contesto melodico. Ad innalzarsi superbamente nel ritmo franto e spezzato dei versi, è la potenza di un “cerchio di luna” che si dona ad una  terra popolata di “ombre”.

Sotto la lente di ingrandimento della poetessa è l’inquietudine dell’uomo e la sua solitudine, la scoperta dell’ ‘assenza’ come specchio in cui scoprire l’impossibilità di comunicare e riconoscersi nell’altro.

Il messaggio finale di Katia Caruso allora è evidente e chiaro: ‘credere e sognare’, è questo il grido della sua anima che guida le sue mani a gesticolare, come a voler fornire dei segnali agli altri, così che possano destarsi dal torpore che annichilisce e svilisce il soggetto pensante.

Articolo Critico a cura della professoressa Cinzia de Rosis

 Encomio e plauso da parte dei professori

  Stefany Martinelli

 Attilio Beltrami

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