ALBE E TRAMONTI DI LUNA // MAGIE DI MARTA LEONIELLO

ALBE E TRAMONTI DI LUNA // MAGIE DI MARTA LEONIELLO

ALBE E TRAMONTI DI LUNA

Anche stanotte, amata luna,
sciogli le tenebre che avvolgono
i rami affacciati sul lago.

In pochi apprezzano il tuo cuore di madre
e vanno per la loro strada
dimenticando il tuo viso sfregiato dal tempo.

Nel tuo specchio di stelle
apri il tuo sorriso
e disperdi gli spettri che si affollano in terra.

La tua preziosa luce oggi e per sempre
aprirà i fiori della notte
al respiro che va e ritorna nutrendo la storia.

Marta Leoniello

ALBE E TRAMONTI DI LUNA // MAGIE DI MARTA LEONIELLO

In “ALBE E TRAMONTI DI LUNA”, Marta Leoniello, già nel titolo, intende spingere il lettore a riflettere sulla ciclicità della luna che da sempre accompagna la terra nella solitudine dell’universo, nelle immense distanze del cosmo, nel silenzio dell’infinito.

Ed è in tanto immenso silenzio che la luna sorride con la sua presenza quando di notte cresce fino a diventare un cerchio perfetto, così luminoso da spargere il suo biancore sui bui viali del tempo umano, dove gli uomini trascinano le loro esistenze. Una luna che mai finisce di stupire, perché i suoi “tramonti” (le sue assenze) suscitano ulteriori emozioni nel cuore di chi la cerca, nell’animo di chi ogni notte guarda in alto aspettando il suo ritorno.

Una tensione psicologica e una spinta interiore sono contenute, dunque, nel titolo che da solo basterebbe ad accendere scenari immaginifici sul mistero del creato. Marta Leoniello indica subito una tensione morale che si rapporta alla luna come se questa fosse un parametro d’assoluto, un ente metafisico in cui riporre i sogni, le fedi, i pensieri di un’umanità troppo persa nelle sue vane e sciocche corse e i suoi abbandoni nelle piccolezze della vita.

La conferma di quanto detto è nella prima strofa, laddove la poetessa dichiara subito la sua capacità di provare entusiasmo e gioia nel constatare che la luna appare per gli occhi di chi la cerca, come per disperdere “le tenebre che avvolgono i rami affacciati sul lago”. L’immagine ha in sé una potenza lirica assoluta che mostra tutta la difficoltà di quei “rami” protesi sulle acque di un “lago”.

Siamo di fronte ad una grande metafora che nei “rami” sottende l’idea delle braccia e delle mani che si agitano sulle acque per scrostare dal viso tutto il nero, il torbido squallore dell’esistenza, un’esistenza avvolta dalle “tenebre”, da un affondare dei sentimenti nel fango dell’insensatezza.

Si tratta di un’illogicità del vivere che percorre i cuori dell’umanità, laddove solo “In pochi apprezzano il tuo cuore di madre”. Il che equivale a dire – Solo pochi eletti, possono comprendere che quel “viso sfregiato dal tempo” la luna se lo ritrova per aver difeso la terra da milioni di schegge e meteoriti impazziti.

Marta Leoniello sottolinea, nel contempo, l’egoismo e la stupida audacia di quanti mai rivolgono uno sguardo né un pensiero alla luna e se ne vanno spensierati “per la loro strada” pieni di ingratitudine e presuntuosa arroganza.

Eppure, nonostante l’indifferenza degli uomini, la luna ritorna sempre con le sue magiche atmosfere che fanno da tramite tra la vastità di un cielo disseminato di lontanissime stelle e la terra così sola, come soli restano quei “rami affacciati sul lago” nelle “tenebre che avvolgono” ogni respiro di vita.

Una dea madre, la luna, che non abbandona chi l’ama e regala  un “sorriso” a chi soffre, a chi patisce le sofferenze e i dolori della vita, circondato dagli “spettri che si affollano in terra”.

La pura bellezza dei versi finali non ha bisogno di analisi né di commento, perché il lettore attento sa leggere e sa sciogliere le sue emozioni in quel “respiro che va e ritorna nutrendo la storia”.

Articolo critico a cura della professoressa Cinzia de Rosis

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