IL VIAGGIO DELL’ANIMA // L’ALTROVE DI ROSA CAPECE

IL VIAGGIO DELL’ANIMA // L’ALTROVE DI ROSA CAPECE

Il viaggio dell’anima

Abbandonata al sogno
su un’altalena
immersa nei fiori.

Nel silenzio dell’alba
le prime rondini
si affrettano al volo.

L’aria è fresca…
Avanza all’orizzonte
una bianca vela.

In lontananza un pescatore
si attarda su uno scoglio
specchiandosi nelle spume del mare.

Vi fa il suo viaggio
il cigno
che delle piccole onde è il signore.

Un rintocco di campane –
Il tempo
è trascorso in fretta.

Corro via. Farò presto ritorno, amata Fantasia.

Rosa Capece

IL VIAGGIO DELL’ANIMA // L’ALTROVE DI ROSA CAPECE

Testo di ampio respiro onirico che proietta la voce poetica in atmosfere primaverili e festose. La poetessa vive un’esperienza magica in quel suo sentirsi “Abbandonata al sogno”. Il contesto spaziale è altrettanto gioioso: è un fatto che l’andirivieni dell’ “altalena immersa tra i fiori” trasmette un sentimento di pace e serenità. Dunque, Rosa Capece sembra liberare la sua felicità in un verde prato, nella piena di profumi e colori, quando “Nel silenzio dell’alba le prime rondini si affrettano al volo”.

È un rinascere al giorno, è un affacciarsi del sogno notturno nel nuovo sogno del giorno. L’immagine trasmette una fiducia nel trascorrere del tempo, una relazione d’equilibrio tra la notte e il giorno. Si celebra qui la fusione e la comunione dell’animo della poetessa con il cielo e la terra, mentre nelle successive strofe anche le brezze del mare sono parte di questo paesaggio surreale e magico. Di fronte a sé la poetessa osserva la chiarità dell’ “orizzonte” e distingue perfettamente “una bianca vela”, che poi sul piano squisitamente psicologico e interiore sta a rappresentare il candore dell’anima e lo stato di estatica comunione con la bellezza della natura.

La successiva immagine del “pescatore” possiede una singolare bellezza che si definisce ed esplicita come sottile rappresentazione della coscienza, come prospettica lungimiranza dell’io poetico che volutamente “si attarda su uno scoglio specchiandosi nelle spume del mare”. E quell’attesa è un dolce riconoscersi nello specchio delle acque che bagnano la solida roccia dello “scoglio”, dove Rosa Capece si sofferma e resta in ascolto per esplorare la realtà circostante.

E sempre tra quelle trasparenti “spume” fa il suo trionfale ingresso un maestoso “cigno”, ennesima raffigurazione dell’io poetico. Tra tante meravigliose immagini, il dolce e soffuso canto della natura è rotto solo da un “Un rintocco di campane”, il suono di una realtà che spesso sovrasta il sogno, ma non certo quello della poetessa che conclude magicamente dicendo: “Corro via. Farò presto ritorno, amata Fantasia”.

Commento a cura della Redazione

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