LE PORTE DI INFINITI ARCOBALENI // DI MARTA LEONIELLO

Le porte di infiniti arcobaleni // di marta leoniello

LE PORTE DI INFINITI ARCOBALENI

Infelici e umiliati,
quanti occhi bagnati
da lacrime che nessuno asciuga.

Orfani di un gesto d’amore,
stanchi di andare avanti
per spezzare le catene della storia.

Non voglio restare più come loro
sotto un cielo di stelle morenti
cerco chi mi accompagni nel deserto.

Voglio donare il mio sorriso a chi mi sorride.
Voglio custodire questo respiro
nel forziere dei miei segreti pensieri.

Sarò là, laddove i sogni diventano realtà.

Lassù dove nessuno è mai giunto
tra cieli colorati d’azzurro
aprirò le porte di infiniti arcobaleni.

Marta Leoniello

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LE PORTE DI INFINITI ARCOBALENI // DI MARTA LEONIELLO

LABORATORIO POESIA” inaugura il suo corso con questo testo poetico di grande livello semantico. Le parole sono adoperate ad arte per fornire in termini di coerenza logica una visione del mondo e della vita.

L’autrice parte dall’osservazione di una folla che vive nella rassegnazione.

Si tratta di uomini “infelici e umiliati”, di individui senza nome, sconosciuti e rinnegati, che si trascinano nel tempo della storia, senza poter più distinguere il domani nel percorso che stancamente fanno. È un fatto che il pianto offusca la vista a tutti quegli “occhi bagnati da lacrime che nessuno asciuga”.

Lo spettacolo è orribile: una società impietosa ed indifferente nega ogni “gesto d’amore”, nega la possibilità a chi soffre e chiede aiuto di poter sfuggire alle sabbie mobili di un contesto storico e di una condizione umana che impediscono ogni riscatto, impedendo ogni movimento e rinascita con il blocco di pesanti “catene”.

A questa deprimente condizione la poetessa reagisce con la vitalità della sua coscienza morale e intellettuale e con determinazione dice “Non voglio restare più come loro”. E questo significa che la percezione di tanto dolore agita la sua coscienza spingendola a rifiutare quelle “stelle morenti”, le speranze franate definitivamente in un vortice senza fine.

La successiva immagine si costruisce nei termini di una ricerca di socialità e comunanza di intenti, così la voce poetica cerca una chiarezza in chi le sta di fronte per andare avanti e oltre il “deserto” delle emozioni e dei pensieri.

La poetessa cerca il “respiro” di un “sorriso”, la forza di oltrepassare la finitezza del mondo reale per trovare una dimensione altra nella quale i sogni possano veramente trasformarsi in “realtà” nelle armonie di “infiniti arcobaleni”.

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